Esperienza del Freerider
TELEMARK CARNEVAL: 9, 10, 11 Febbraio 2001
PAROLE DI VERITÀ MESCOLATE AD AMPI SEGNI DI ASSENSO
Alagna Valsesia... Ore 8:30 arriviamo un po' provati alla funivia, e già lì si capisce che siamo lontani dalle logiche delle Dolomiti.
Frotte di raiders cazzuti avanzano aggressivi e noi li guardiamo con stupore... tavole da snowboard a coda di rondine, personaggi con ramponi, imbraghi e picozze (ma andranno a sciare?!!), tutti cattivissimi e noi... sempre lì a guardare.
Ci si rende subito conto che qui, in questo posto lontano dalla civiltà internettiana, vive una popolazione diversa, una popolazione dedita al freeride, a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo.
Finalmente si parte verso punta Indren. Arriviamo alla funivia intermedia e... che Dio ce la mandi buona... ci troviamo davanti ad una cassa da morto pendolante made in taiwan, classe 1963.
Oltre al pericolo valanghe anche lo stress psicologico viene messo a dura prova. Lattanzio rantola in giro per il bunker, Bander lo guarda non capendo e pensa alla sauna che deve ancora fare.
Giuliano... non pensa, è stato attaccato da una strana forma di ictus da powder, ride e non favella. Dopo angoscia e tensione si arriva a punta Indren... Il paradiso davanti a noi.
Tutto attorno ci sono metri e metri di neve accatastati su pendii sciabili non inferiori ai 1500m di dislivello. Paura... voglia di sciare, voglia di tuffarsi in questa polverina bianca, voglia di andare andare andare, perché quelli che prima erano giù con noi hanno già iniziato la loro opera di distruzione, e anche noi siamo lì per dire la nostra.
Passa il Longhez "andiamo, via su..." urla, e noi dietro. Check-in arva, un traverso di quaranta minuti interminabile, ma poi inizia la discesa. Lascio a voi immaginare cosa sono altrettanti quaranta minuti su condizioni al di là di ogni migliore previsione.
Sì perché ora vi svelo la vera gag che fa da corollario al week-end: nevicata il venerdì in giornata, nevicata il venerdì notte... e sabato nemmeno una nuvola, la domenica... idem. Quindi ci siamo trovati davanti ad un Monte Rosa completamente vergine. Cadute, voli urli di gioia mescolati a silenzi intensi... poi Gressoney. Siamo diversi, siamo drogati.
Per tutto il giorno ce ne siamo andati a spasso per il rosa, utilizzando la pista solo come necessario mezzo di trasferimento da un back country ad un altro; cosa chiedere di più, a parte la solita gita con Mosè? Eccoli lì gli Scufons, incapaci di credere ai loro occhi, incapaci di plakare il loro essere freeride...
La leggenda narra che Sir Amundzen, alias Lattanzio in preda ad un raptus post die, abbia braccato una giovane fanciulla sulle scale, e l'abbia fatta svenire.
Vero o no, la realtà è che questa signorina ha poi passato il resto della serata a letto, nella sala con la scusa del mal da montagna. Poi...
Poi non so cosa sia capitato, sicuramente tante birre, tanti alpenstock e un rischio vomitata assicurato, ma siam sopravissuti.
Siamo dunque giunti alla fine della novella, una gran bella novella, e a noi non resta che guardare tutti coloro che han lavorato per questo telemarkarnival e rivolgere loro ampi segni di assenso.